Estate 1934. Riccione. La Perla Verde dell’Adriatico.
Un idrovolante trimotore modello Savoia Marchetti 66 plana sulle quiete acque del mare Adriatico. Una folla festante raggiunge il velivolo a nuoto o in moscone.
Dopo pochi minuti, dalla cabina di pilotaggio, esce un uomo. Camicia bianca, cappello da marinaio, mascella volitiva. Mussolini Benito. Venuto a Riccione per ricongiungersi con la sua famiglia e trascorrere qualche giorno di riposo nella villa di proprietà. La folla è in delirio. Il meccanico di bordo però ha notato che uno dei motori Fiat A24R ha qualche problema. Viene chiamato un meccanico locale, Pio Vivadio detto Nullo, figlio di enne-enne allevato dalle suorine. Di fede politica anarchica. Di carattere ribelle. Mentre sta lavorando sul motore ingolfato, due bambini lo scambiano per il loro papà. Sono Romano e Annamaria Mussolini. Figli numero quattro e cinque di Rachele e Benito Mussolini. Anche un gerarca fascista, membro dell’OVRA, la potentissima polizia segreta, si accorge di questa somiglianza. Arresta il meccanico Vivadio e lo trasforma nel sosia del Duce. Inaugurazioni, ricevimenti, cene di gala costituiscono un impegno pressante per il capo del Governo Fascista. Una controfigura può essere un’ottima opportunità per permettere a Benito Mussolini di assentarsi per qualche ora ed attendere ad impegni privati di varia natura. Tutto procede per il meglio.
Fino alla inevitabile confusione fra attore principale e controfigura. Ed al fatidico 25
luglio 1943.
Paolo Cevoli in questo monologo comico-storico veste i panni del meccanico Pio Vivadio detto Nullo. Ha scritto questo testo teatrale per raccontare la sua Riccione degli anni ’30 e ’40, fra politica, tradimenti, feste da ballo, purghe, fasti e splendori, donne e motori.
Daniele Sala ha curato la regia, la scenografia e le luci per fare rivivere in scena la Romagna balneare di quegli anni. Un mondo fatto di speranze, voglia di divertirsi, paure, poesia, emozioni e tante tante pataccate.
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