Cattolica è storia, arte, cultura e legame profondo col proprio entroterra. Verdi colline che, come uno scrigno, conservano antichi tesori tanto strabilianti quanto inaspettati. Rocche e castelli propongono echi medievali che si incontrano, all’orizzonte, con il mare, per dar vita a suggestioni ed emozioni che trovano la loro espressione anche nei sapori e nei profumi di una tradizione enogastronomica secolare.
Pertanto, dopo una mattinata al mare, come non trascorrere un pomeriggio o una serata tra le magiche mura del Castello di Gradara, immersi nella leggenda della storia d’amore tra Paolo e Francesca; oppure perché non concedersi una passeggiata all’interno della rocca di Montefiore o di Montegridolfo, altre location di indiscusso fascino. Ulteriori visite da non perdere quelle ai deliziosi borghi di Mondaino e Saludecio, che permettono di fare un tuffo nel passato, lontani dal caos della città e consentono di provare, al contempo, le specialità tipiche del territorio, offerte da cantine e taverne della tradizione.
GRADARA
La Rocca di Gradara e il suo Borgo Fortificato rappresentano una delle strutture medioevali meglio conservate d’Italia e le due cinte murarie che proteggono la Fortezza, la più esterna delle quali si estende per quasi 800 metri, la rendono anche una delle più imponenti. Il Castello sorge su una collina a 142 metri sul livello del mare e il mastio, il torrione principale, si innalza per 30 metri, dominando l’intera vallata. La fortunata posizione di Gradara la rende, fin dai tempi antichi, un crocevia di traffici e genti: durante il medioevo la fortezza è stata uno dei principali teatri degli scontri tra il Papa e le casate marchigiane e romagnole, mentre ai nostri giorni, grazie alla vicinanza dal mare, si trova subito nell’entroterra di una delle principali mete turistiche d’Italia, la Riviera Marchigiano-Romagnola.
La Storia
Il mastio è stato costruito attorno al 1150 dalla potente famiglia dei De Griffo, ma furono i Malatesti a costruire la fortezza e le due cinte di mura tra il XIII ed il XIV secolo e dare a Gradara l’aspetto attuale. Il dominio dei Malatesti su Gradara finì nel 1463 quando Federico da Montefeltro espugnò la Rocca al comando delle milizie papali. Da questo momento Gradara passerà di mano diverse volte, ed alcune tra le più importanti casate della penisola si contenderanno il suo possesso: gli Sforza, i Borgia, i Della Rovere, i Medici. Dobbiamo l’ottimo stato di conservazione della Rocca all’ing. Umberto Zanvettori che, attorno al 1920, eseguì un’importante opera di restauro, investendo tutte le sue risorse per riportare la fortezza alla sua antica bellezza.
Eventi e tipicità
Gradara sorge in un territorio ricco d’ulivi, vigneti e dall’antica tradizione culinaria. Le tipiche trattorie ed i ristoranti di Gradara offrono un’ottima cucina marchigiano-romagnola, dove è possibile gustare piatti di entrambe le tradizioni gastronomiche. L’evento principale di Gradara è “Assedio al Castello”, la rievocazione storica del terribile assedio del 1446, quando Francesco Sforza e Federico da Montefeltro tentarono per 43 giorni di espugnare il castello di Gradara. La rievocazione si svolge il penultimo week end di luglio e viene aperta da un grande spettacolo piromusicale. Altra manifestazione imperdibile è The Dragon Castle, evento magico-celtico che trasforma Gradara in un castello incantato, con maghi, fate, folletti e ovviamente… draghi!
Leggenda
Nel castello di Gradara soggiornarono Lucrezia Borgia e Francesca di Rimini. È qui che si tramanda la tragica storia d’amore tra Paolo e Francesca, narrata da Dante nella Divina Commedia; una tradizione che dona a Gradara un’atmosfera unica di mistero e romanticismo.
MONTEGRIDOLFO
Montegridolfo: terra, uomini e cultura di confine. Quale estremo lembo della Romagna, è stato uno dei baluardi a guardia del crinale che separa il versante romagnolo da quello marchigiano. Nato su uno sperone cespuglioso come rifugio all’arrivo delle invasioni che si sono succedute nell’antichità, è divenuto storicamente un caposaldo conteso da Malatesta, Montefeltro, Borgia, Veneziani e Chiesa. Assai modesto come estensione, ha mantenuto per secoli lo stesso numero di abitanti, che nel 1500 erano 950 e oggi sono poco più di 1000; cosicché si è strutturato nel tempo con le sue contrade come una comunità armonica, tanto da suggerire a uno storico locale l’immagine di una unità simbolica:…è formato da tre centri di cui uno è il Castello verso mezzogiorno, l’altro è la Parrocchia di San Pietro verso tramontana e l’altro è la Madonna del Trebbio. Il Castello, sede del Comune, sembra dominare il resto del territorio, simile al capo dell’uomo; San Pietro, posta in luogo centrale,è nel mezzo del corpo; il Trebbio tira a sé per formare un centro principale. (Del Monte Matteo: Storia di Montegridolfo, 1913). Andando più indietro, uno storico del 1600 annotava che Montegridolfo … è habitato da persone assai intelligenti di buone creanze, e similmente di lingua molto bona. (Adimari R.: Sito Riminese; 1616). Ha cresciuto il Papa Clemente XIV che soppresse la potente Compagnia di Gesù e, durante i pochi anni del suo pontificato, recuperò alla Chiesa il prestigio internazionale. Mentre ha conservato orgogliosamente la parlata e i costumi della bassa Romagna, reca anche i segni della cultura fiorita nel vicino Montefeltro. Ha ospitato pitture del fanese Pompeo Morganti, del santarcangiolese Guido Cagnacci e di altri valenti artisti provenienti dalle scuole dei due versanti. Tuttavia, qui prevalgono i tratti inconfondibili di quella antica “piccola Roma”, detta prima Romanìola, poi Romandìola e infine Romagna, che oggi è terra con una precisa identità, ricca di fermenti ideali fino ai confini del visionario.
Cosa visitare
Da ammirare il borgo murato come Galeotto Matatesta lo riedificò nel 1338 secondo un piano medievale: è cìnto da robuste mura che includono la Torre dell'orologio; tre vie strette scorrono tra piccole case che sono state perfettamente restaurate, così da dare l'impressione che all'interno la vita di una volta non sia andata completamente perduta.
Il Palazzo Comunale è vicino alla Torre della porta, mentre in fondo è situato il Palazzo Viviani, antica dimora signorile e oggi prestigioso Hotel. La cappelletta Viviani e la statua della Madonna Nera sono ciò che rimane della duecentesca chiesa di S. Agostino, distrutta durante la battaglia della Linea Gotica (1944).
Ai piedi delle mura sorge la Chiesa dì S. Rocco, costruita nel XIV secolo. Ospita una splendida tela dì Guido Cagnacci, un maestro della seduzione (1620 circa). Il dipinto ritrae la Madonna col Bambino adorata dai santi Rocco, Giacinto e un Sebastiano femmineo per le sue fattezze, la posa e lo splendore della carne.
Vi sono anche due affreschi dei secoli XV e XVI. Accanto c'è il Museo della Linea dei Goti (II Guerra Mondiale), che ha ripreso il nome dato da Hitler alla linea di difesa tra l'Adriatico e il Tirreno, Gotenlinie, Linea dei Goti: armi, cimeli, stampati di propaganda riconducono alla battaglia di Montegridolfo (31 agosto 1944), quando il Ten. Gerard Ross Norton, per il suo eroismo, meritò la massima onorificenza britannica.
Andando verso valle, vediamo la Chiesa di S. Pietro, di origine molto antica, ricostruita dopo i danni subiti durante la II Guerra Mondiale: ospita un magnifico affresco del XV secolo. Infine, giungiamo a Trebbio (dal latino trivium, luogo dedicato fino dall'antichità a riti religiosi), dove sorge il Santuario della Beata Vergine, edificato dopo l'apparizione della Madonna nel 1548; qui si ammira la pregevole tela di Pompeo Morganti, che riprende la visione della Vergine e il castello di Montegridolfo riconoscibile per le sue mura e la sua torre.
SALUDECIO
In questo versante della Signoria malatestiana le colline hanno un profilo dolce e allungato, ideale per la costruzione di castelli e paesi dove scopi difensivi e sviluppo civile hanno potuto convivere e dare il meglio. Così è stato per Saludecio che, a partire dal ’500 fino all’800 è divenuta la cittadina più importante di questa parte della Valconca. Una piccola capitale dove palazzi raffinati e piccole case di borgo hanno creato uno stile popolare e nobile allo stesso tempo, che si è mantenuto intatto fino ai nostri giorni. Una grande chiesa, quasi una cattedrale, domina la piazza; le mura sono circondate da viali alberati e giardini ben curati; le vie interne si animano durante l’estate grazie a una serie di festeggiamenti ed eventi famosi in Emilia Romagna nelle Marche. Entrare da una delle antiche porte del paese è come scoprire una dimensione speciale.
Su queste colline gli uomini si sono stabiliti sin da tempi antichissimi; perche sono fertili, con un buon clima, facili da vivere e, non ultimo, decisamente belle. E' dunque normale che riferite a Saludecio si trovino testimonianze d'epoca romana e alto medioevale, ed e ovvio che qui sia nato un paese ricco e potente che ha saputo consolidare il proprio ruolo anche dopo la disfatta della casata dei Malatesta. Che fosse uno dei principali centri della linea difensiva ma anche una delle comunità più floride della Signoria è ancor oggi molto evidente. In più nel XIII secolo vive a Saludecio un personaggio che darà fama al paese in tutte le terre circostanti: il Beato Amato Ronconi, figura religiosa molto importante, anche ai tempi nostri, nella devozione popolare. Come tutti gli altri castelli della zona, Saludecio vede le dispute continue tra Malatesta e Montefeltro. Risalgono a quell’epoca i grandi lavori (secoli XIII, XIV, XV) per la costruzione di una rocca e di una vasta e forte cinta muraria in cui resta armoniosamente racchiuse il centro storico. La fine del dominio malatestiano non segna però, a differenza di quello che accade per altri luoghi, l'inizio del declino: potenti famiglie costruirono palazzi di pregio, intellettuali locali conquistarono grande fama, venne costruita una chiesa di grandi dimensioni e ottima fattura e ancora nell'800 la cittadina cresceva dotandosi delle istituzioni che la portarono ad essere la capitale della Valconca. Tutto ciò mantenendo in modo misurato ed elegante tutta l'antica struttura. Oggi cultura e turismo, i saperi ed i sapori sono le due carte che Saludecio gioca per confermarsi uno dei luoghi privilegiati della Signoria malatestiana.
MONDAINO
Le origini e il nome.
Le prime testimonianze dell'esistenza dell'insediamento oggi noto come Mondaino risalgono ai tempi degli etruschi, ma sono i romani a legare questo borgo alla dea della caccia Diana costruendovi il tempio in suo onore, un Vicus Dianensis. Non a caso questo era luogo molto prosperoso in quanto a selvaggina, e in particolare di daini, ed è probabilmente il connubio tra questo ed il nome della dea che portò alla nascita del Mons Damarum, ossia Mondaino in epoche più recenti.
Il Borgo ben presto venne fortificato, dato il suo crescente peso strategico e militare durante il periodo di espansione dei Malatesta e delle guerre contro i confinanti Montefeltro: i primi lavori sulla cinta muraria e sul ponte levatoio (oggi reso statico, ma è ancora possibile ammirare le travi di sostegno originali) risalgono al 1289 proprio per mano della famiglia del riminese.
I 150 anni che seguirono videro Mondaino contesa varie volte fra le due casate, e nonostante i trattati di pace stipulati proprio fra le mura della cittadella nel 1459 i Montefeltro ebbero la meglio, decretandone il passaggio allo Stato della Chiesa qualche anno dopo.
Le opere architettoniche
Negli anni successivi Mondaino si arricchì di numerose opere architettoniche ed artistiche che ancora oggi la caratterizzano e le diedero notevole importanza nella Valconca: una su tutte fu la costruzione della Piazza Maggiore, ubicata dietro al Castello Malatestiano, a pianta semicircolare e notevolmente scenografica, non a caso teatro delle sfide tra le contrade che ogni anno in estate danno vita alla rievocazione storica "Il Palio De Lo Daino".
Castello Malatestiano - Risalente all'insediamento della signoria durante la fine del XII sec., il castello è caratterizzato da forme solide e massiccie, solo successivamente elaborate per volere di Sigismondo che vi aggiunse un orlatura ghibellina. All'interno oggi sono ospitati il Museo Paleontologico , il Museo delle Mailoiche rinascimentali, il Municpio del Comune omonimo e all'ultimo piano la Sala del Durantino, in cui si può ammirare la Madonna del Latte di Bernardino Dolci.
Convento delle Clarisse - al centro del borgo antico si erge questo storico edificio, che crebbe in epoche diverse. Visibile dalla via principale di Mondaino grazie alla Chiesa che vi si affaccia, è caratterizzato da un affascinante giardino interno, visitabile durante il Palio del Daino.
Chiesa di S. Michele Arcangelo - Eretta durante il XII sec., probabilmente su quello che era il tempio dedicato a Diana, ad oggi è la chiesa principale di Mondaino. al suo interno si possono ammirare opere originali del XV e XVI secolo di artisti marchigiani dell'epoca.
Porta Marina - Un tempo dotata di ponte levatoio, fu anch'essa voluta da Sigismondo Malatesta, che durante il XV secolo dotò mondaino di numerose migliorie.
Convento dei Francescani - Risalente al XII sec. e situato appena fuori le mura, l'ormai ex convento è un luogo carico di storia: qui infatti prese le vesti francescane il santarcangiolese Lorenzo Ganganelli, che poi divenne Papa Clemente XIV.
Fabbrica Galanti - Appena fuori dal borgo, sorge quella che fu la fabbrica in cui venivano costruite le fisarmoniche Galanti, che fecero moda nell'America degli anni '30 e '40. Ad oggi è visitabile rivolgendosi alla Pro Loco mondainese.